«Credo che in questa circostanza la confusione generata nell’opinione pubblica dal Governo non abbia precedenti. L’abolizione delle Province con meno di 220mila abitanti è prevista nel decreto legge della manovra economica anticrisi all’articolo 5. Eppure, il ministro Tremonti e il presidente Berlusconi hanno smentito categoricamente. Insomma, un pasticcio imbarazzante per il Paese, a meno che non si voglia riscontrare in questa avventatezza la scarsa considerazione che il Governo nutre verso le sorti del Mezzogiorno».
Così il presidente della Provincia di Vibo Valentia, Francesco De Nisi (foto), ha commentato le notizie diffuse oggi dalle agenzie di stampa e dalle testate online, in merito al provvedimento taglia-province.
«Sebbene la situazione sia ancora estremamente fumosa e presenti evidenti profili di illegittimità costituzionale - continua De Nisi -, è utile analizzare l’impatto che avrebbe l’eventuale soppressione della Provincia di Vibo Valentia e dello status di città capoluogo.
Tanti sono gli enti e le articolazioni dello Stato che verrebbero meno: Prefettura, Questura, Comandi provinciali dei carabinieri, della guardia di finanza, del corpo forestale, dei vigili del fuoco, Direzione provinciale del Tesoro, Ragioneria dello Stato, Agenzia delle entrate, Agenzia delle dogane, Agenzia del territorio, Direzione provinciale del lavoro, Camera di commercio, sezione locale di Confindustria, sedi provinciali dell’Inps e dell’Inail, Azienda sanitaria provinciale, Aci, Croce rossa, Ufficio scolastico, Ufficio provinciale delle Poste italiane, Motorizzazione civile.
In questi uffici lavorano circa 2mila persone - spiega il presidente - che corrispondono ad altrettanti nuclei familiari. In totale, dunque, almeno 6mila cittadini vibonesi (se si considera una media per difetto di 3 persone a famiglia) sarebbero costretti a trasferirsi altrove. Le conseguenze sarebbero devastanti per Vibo Valentia, anche e soprattutto con riguardo alle ricadute economiche e sociali. Pensiamo, ad esempio, al conseguente crollo del mercato immobiliare e del commercio, nonché ai maggiori costi che dovrebbero essere sopportati dai cittadini per gli spostamenti. Insomma, gli effetti sarebbero molteplici e non tutti prevedibili. Ecco perché, nel caso in cui dovesse essere confermata la volontà del Governo di procede alla soppressione delle Province, promuoveremo una mobilitazione generale attraverso un Consiglio provinciale aperto alla partecipazione dei cittadini e dei sindaci vibonesi, fino ad impugnare il provvedimento legislativo per sollevare una questione di legittimità costituzionale».
Così il presidente della Provincia di Vibo Valentia, Francesco De Nisi (foto), ha commentato le notizie diffuse oggi dalle agenzie di stampa e dalle testate online, in merito al provvedimento taglia-province.
«Sebbene la situazione sia ancora estremamente fumosa e presenti evidenti profili di illegittimità costituzionale - continua De Nisi -, è utile analizzare l’impatto che avrebbe l’eventuale soppressione della Provincia di Vibo Valentia e dello status di città capoluogo.
Tanti sono gli enti e le articolazioni dello Stato che verrebbero meno: Prefettura, Questura, Comandi provinciali dei carabinieri, della guardia di finanza, del corpo forestale, dei vigili del fuoco, Direzione provinciale del Tesoro, Ragioneria dello Stato, Agenzia delle entrate, Agenzia delle dogane, Agenzia del territorio, Direzione provinciale del lavoro, Camera di commercio, sezione locale di Confindustria, sedi provinciali dell’Inps e dell’Inail, Azienda sanitaria provinciale, Aci, Croce rossa, Ufficio scolastico, Ufficio provinciale delle Poste italiane, Motorizzazione civile.
In questi uffici lavorano circa 2mila persone - spiega il presidente - che corrispondono ad altrettanti nuclei familiari. In totale, dunque, almeno 6mila cittadini vibonesi (se si considera una media per difetto di 3 persone a famiglia) sarebbero costretti a trasferirsi altrove. Le conseguenze sarebbero devastanti per Vibo Valentia, anche e soprattutto con riguardo alle ricadute economiche e sociali. Pensiamo, ad esempio, al conseguente crollo del mercato immobiliare e del commercio, nonché ai maggiori costi che dovrebbero essere sopportati dai cittadini per gli spostamenti. Insomma, gli effetti sarebbero molteplici e non tutti prevedibili. Ecco perché, nel caso in cui dovesse essere confermata la volontà del Governo di procede alla soppressione delle Province, promuoveremo una mobilitazione generale attraverso un Consiglio provinciale aperto alla partecipazione dei cittadini e dei sindaci vibonesi, fino ad impugnare il provvedimento legislativo per sollevare una questione di legittimità costituzionale».
edg
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