venerdì 11 febbraio 2011

Il Quirinale scrive a De Nisi: «Il film di Martone non ha carattere documentaristico e non mancherà occasione di onorare i patrioti calabresi»

«Quel film non ha carattere documentaristico e non mancherà occasione, durante tutto questo anno, di dare il giusto riconoscimento a quel che fecero, con dedizione e sacrificio, i patrioti calabresi».
Il Quirinale scrive alla Provincia di Vibo Valentia per risp
ondere alla lettera con cui il presidente Francesco De Nisi aveva espresso «il profondo disappunto della comunità vibonese e calabrese nei confronti del film Noi credevamo, del regista Mario Martone, che ha obliterato il contributo dato dai patrioti calabresi alla Causa unitaria, attribuendo ad altri le gesta compiute da quei patrioti».
Il lungometraggio, ispirato all’omonimo romanzo della scrittrice Anna Banti (nella foto in basso una scena del film), ha, tra l’altro, rappresentato come campano il protagonista Domenico Lopresti, che in realtà era originario di Pizzo Calabro, oltre a descriverlo come seguace della setta mazziniana della Giovane Italia, mentre era in realtà affiliato alla distinta, e per molti versi contrapposta, setta dei Figlioli della Giovane Italia, fondata nel 1832 dal patriota calabrese Benedetto Musolino, che fu l’unica Giovane Italia diffusa nel Regno delle Due Sicilie (come attesta il Settembrini, che ne fece parte).
Con una lettera pervenuta recentemente, dunque, il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano (foto in alto), per il tramite del direttore dell’Ufficio di segreteria del Quirinale, Carlo Guelfi, ha risposto all’appello del presidente della Provincia di Vibo Valentia.
Nella nota, si afferma di comprendere le ragioni che animano la lettera di De Nisi e si sostiene che «il film non ha carattere documentaristico, ma è una libera espressione artistica». «Nulla aggiunge - precisa la missiva presidenziale - la circostanza che il film abbia beneficiato di contributi pubblici e abbia ricevuto il patrocinio del Comitato Italia 150, così come altre opere di simile natura, in quanto ciò non gli conferisce carattere di ufficialità».
La lettera prosegue affermando che «non mancherà occasione, durante tutto questo anno, di dare il giusto riconoscimento a quel che fecero, con dedizione e sacrificio, i patrioti calabresi ricordati nella lettera». Dalla Presidenza della Repubblica giunge anzi il suggerimento che sia proprio la Provincia di Vibo Valentia a farsi promotrice, «assieme alle altre amministrazioni della Calabria che dettero i natali a tanti combattenti del Risorgimento, d’iniziative di rievocazione e di riflessione, rivolte in particolare ai giovani».
«Ringrazio il Presidente della Repubblica per gli apprezzamenti rivolti ai valorosi patrioti calabresi che dedicarono le loro esistenze al perseguimento dell’agognata Unità nazionale - ha commentato De Nisi -. È di grande importanza la precisazione contenuta nella nota del Capo dello Stato circa l’assenza di natura documentaristica del film Noi credevamo: ciò vale a togliere all’opera quell’alone di ufficialità e quella sacralità che, invece, da parte di certa stampa e della stessa Rai (che è però parte in causa, avendo finanziato e coprodotto il film), erano state attribuite, con elogi ed inviti a far visionare il film anche alle scolaresche».

Il presidente della Provincia, poi, ha annunciato una serie di iniziative che verranno promosse in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia: «Per far emergere la verità storica dei fatti che videro protagonisti dell’Unificazione i patrioti originari di questa terra, abbiamo programmato una serie di manifestazioni che coinvolgeranno la cittadinanza. Il fine è di aumentare il grado di consapevolezza, soprattutto nei più giovani, dei valori storico-culturali di cui questa collettività è depositaria e custode, affinché venga impedito in futuro qualsiasi tentativo di esproprio di questa memoria. Il fatto che anche la lettera del Presidente della Repubblica incoraggi queste iniziative avvalora ancor di più l’intento dell’Amministrazione e lascia ben sperare, oltre che in un patrocinio da parte della Suprema Magistratura della Repubblica, in un Suo possibile diretto coinvolgimento».

edg

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