Un’antica fornace medievale per la produzione della calce e una serie di camere sepolcrali. Sono soltanto alcune delle vestigia archeologiche venute alla luce nel corso dei lavori di restauro e riconversione della chiesa cinquecentesca dello Spirito Santo, nel cuore del centro storico di Vibo Valentia, promossi dalla Provincia in collaborazione con la Diocesi di Mileto, al fine di realizzare il nuovo auditorium cittadino.
Le scoperte sono state illustrate oggi alla stampa nel corso di un sopralluogo effettuato dall’assessore provinciale ai Lavori pubblici Giuseppe Barbuto, accompagnato dal direttore archeologo della Soprintendenza per i Beni archeologici della Calabria, Maria Teresa Iannelli, e dal professore Francesco Antonio Cuteri, docente di Archeologia medievale presso l'Università Mediterranea di Reggio Calabria, che ha condotto gli studi all'interno della chiesa, avvalendosi della collaborazione del ricercatore Giuseppe Hyeraci.
L’intervento promosso dall’Amministrazione provinciale e progettato dagli architetti Pasquale Vartuli, Ugo Staropoli e Domenico Schiavello, ha consentito di portare alla luce l’antica pavimentazione, sulla quale sono presenti numerose aperture quadrangolari, che lasciano supporre l'esistenza, al di sotto del pavimento stesso, di numerose camere sepolcrali utilizzate per la deposizione dei defunti, in rapporto anche alla destinazione dell'edificio di culto, che per un lungo periodo è stato il duomo della città di Monteleone, l’antica Vibo Valentia.
Le indagini eseguite con il georadar hanno permesso di investigare anche le parti non scavate, evidenziando, oltre all’estensione degli ossari, la presenza di ampie zone in cui affiora la roccia naturale, segno che in fase di costruzione originaria fu eseguito un radicale spianamento dell'intera superficie che ha cancellato in larga misura le più antiche tracce di insediamenti urbani.
Molto interessanti anche i rinvenimenti archeologici effettuati negli ambienti adiacenti alla chiesa, dove è stata scoperta una fornace di grandi dimensioni per la cottura della pietra e dunque finalizzata alla preparazione della calce. Risalante al XVI secolo, questa calcara è al momento l'unica rinvenuta in Calabria in riferimento all'età medievale e tardo medievale ed è chiaramente legata al complesso e articolato cantiere di costruzione dell'edificio di culto. I manufatti recuperati nei pressi della fornace, soprattutto ceramica in frammenti graffita e invetriata, caratteristica della mensa rinascimentale calabrese, oltre a fornire un importante indizio cronologico, offrono un piccolo spaccato della quotidianità vibonese del tempo.
«L'auspicio - ha sottolineato Cuteri - è che la fornace possa essere salvaguardata, perché rappresenta una preziosa testimonianza del lavoro delle maestranze di quel periodo storico e potrebbe offrire interessanti approcci didattici se resa fruibile».
Sulla stessa lunghezza d’onda il direttore archeologo della Sovrintendenza, che ha rimarcato la stretta collaborazione che si è istaurata con la direzione dei lavori, la Provincia ed i progettisti. «Per certi versi - ha affermato Iannelli - questo appare come un cantiere modello, dove il progetto di riconversione di un antico edificio carico di storia procede di pari passo con la ricerca scientifica e l’indagine archeologica».
Soddisfazione per lo stato d’avanzamento dei lavori e per la rilevanza culturale dell’intervento di restauro è stato espresso poi dall’assessore Barbuto.
«Si tratta di un progetto estremamente qualificante per l’attività della Provincia - ha sottolineato l’amministratore provinciale -. Non soltanto per le finalità artistiche e culturali, in considerazione del fatto che l’auditorium verrà utilizzato prevalentemente dal Conservatorio Torrefranca per i propri concerti e per le attività didattiche, ma anche con riguardo al contributo che in questo modo la Provincia dà alla riqualificazione del centro storico vibonese».
Concetti ribaditi in numerose occasioni anche dal presidente Francesco De Nisi, che ha personalmente seguito l’iter progettuale e amministrativo di questo intervento, evidenziando la sinergia istauratasi con la Diocesi di Mileto, proprietaria dell’immobile.
A margine del sopralluogo, anche l’assessore provinciale al Turismo e allo Spettacolo, Gianluca Callipo, ha espresso il suo compiacimento per la qualità del progetto e per le ricadute positive che avrà sulla città capoluogo, «perché l’auditorium della Provincia - ha detto - consentirà di sopperire almeno in parte alla mancanza di un teatro, ospitando tutta una serie di manifestazioni che altrimenti non sarebbe possibile organizzare».
Clicca QUI per altre informazioni sulla storia della chiesa dello Spirito Santo e sul progetto di restauro.
edg
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