lunedì 28 giugno 2010

Il convegno di Legautonomie lancia l’allarme: il ruolo degli enti locali minacciato dalle ipotesi di riforma all’esame del Parlamento

«Stiamo seguendo l’iter di approvazione della Carta delle Autonomie con sconcerto, a causa dell’approssimazione con cui il Legislatore sta affrontando questo tema. Un approccio demagogico che mina le fondamenta stesse dello Stato, mettendo in discussione il ruolo e le funzioni degli enti locali».
Così il presidente della
Provincia Francesco De Nisi ha aperto i lavori del convegno patrocinato dall’Amministrazione e organizzato in collaborazione con Legautonomie Calabria, che si è tenuto oggi nei locali dell’Hotel Cala del Porto, a Vibo Marina.
Al centro del seminario, dunque, il futuro delle amministrazioni locali calabresi, in vista del varo del federalismo fiscale e della Carta delle Autonomie (destinata a sostituire il Testo unico sugli enti locali), che riscrive le funzioni fondamentali di Comuni, Province e Città metropolitane.
In questi giorni all’esame della Camera dei deputati, il testo di legge è da settimane il fulcro di un acceso dibattito, soprattutto dopo i reiterati annunci di abolizione di alcune Province. Un tema di grande attualità, quindi, sul quale si sono confrontati parlamentari e amministratori, nel corso di una discussione che ha offerto numerosissimi spunti di riflessione, anche polemici, sulla sorte dei principi autonomisti che ispirano il dettato costituzionale in questa materia.
Coordinato dal presidente della Fondazione Calabriautonomie, il senatore Giuseppe Guarascio, il convegno è stato aperto dall’intervento di De Nisi, che ha stigmatizzato la deriva populista del dibattito nazionale, rimarcando l’importanza degli enti locali, a cominciare dai Comuni, in un quadro di concreto decentramento amministrativo.
«Il Legislatore sembra non avere le idee chiare e perseguire principalmente un risultato di immagine che altera nell’opinione pubblica la corretta percezione di queste problematiche - ha detto De Nisi -. Eppure, gli enti locali sono il principale interlocutore dei cittadini, perché a essi più vicini e quindi in grado di interpretare correttamente bisogni e priorità del territorio. Invece, si assiste a un sempre più profondo scollamento della società civile dalla politica e dalle istituzioni, anche a causa di una legge elettorale che impone dall’alto parlamentari estranei alle singole realtà territoriali e spesso indifferenti alle istanze che giungono dai cittadini».

Una chiave di lettura politica, quella di De Nisi, rafforzata poi dagli interventi tecnici di Ferdinando Pinto, docente di diritto amministrativo all’Università di Napoli, e di Stefano Pozzoli, esperto della Corte dei Conti in materia di enti locali.
Il primo ha parlato di «pseudoriforma», che non affronta problematiche cruciali come la forma di governo nei Comuni, mentre le assemblee consiliari non riescono a svolgere il ruolo di controllo che dovrebbe competere loro; di riforma inefficace ha parlato anche Pozzoli, secondo il quale la Carta delle Autonomie non esprime discontinuità rispetto al passato, lasciando sul tappeto i problemi di sempre. A questo proposito, i due esperti hanno sviscerato il tema entrando nello specifico dei meccanismi amministrativi, dalla forma di governo degli enti locali, alle attività di controllo gestionale e contabile, esprimendo entrambi giudizi molto negativi processo legislativo in atto, «che - ha aggiunto Pozzoli - come ogni riforma, non andrebbe fatta in un momento di difficoltà finanziaria proprio per non condizionarne i risultati».

È stata poi la volta del presidente di Anci Calabria e sindaco di Cosenza Salvatore Perugini, che ha definito quello attuale come «un momento di confusione straripante, grazie al quale si stanno commettendo vere e proprie nefandezze».

Per Domenico Primerano, segretario generale della Provincia di Catanzaro, «c’è un deficit di democrazia», che si riverbera anche sugli organi assembleari, con il conseguente indebolimento del proprio ruolo di controllo.

Vibrante, poi, l’intervento dell’ex senatore Antonino Murmura, che ha definito anticostituzionale il federalismo: «Oggi, a tutti i livelli, assistiamo allo stupro della Costituzione. La vera riforma sarebbe nel tornare a rispettare il dettato costituzionale ed i suoi principi».

Meno critico nei confronti del federalismo è stato invece l’assessore provinciale al Bilancio, Vincenzo Morelli, per il quale, però, non si può prescindere dal superamento delle sperequazioni tra diverse aree del Paese: «Non si possono federare soggetti disuguali in partenza, ma occorrerebbe prima eliminare le differenze - ha detto l’amministratore -. Invece, tutta la strategia del Governo è sbilanciata a favore del Nord».
Al «cinismo politico della Lega», come causa di questo sbilanciamento, ha fatto riferimento anche Mario Maiolo, presidente di Legautonomie Calabria, che ha invitato ad una maggiore mobilitazione su questi temi.
Infine, a tirare le somme della discussione, è stato il deputato Oriano Giovanelli, che ha dato per certo il varo del testo da parte della Camera entro la settimana, ma - a nome dell’opposizione parlamentare - ha promesso battaglia in Senato.
«Quando la Lega Nord ha capito che non riusciva a intaccare quanto fatto dal Legislatore negli anni ’90 con la modifica del Titolo V della Costituzione, ha cambiato strategia, concentrandosi sulla gestione delle risorse - ha spiegato il deputato -. Da qui è nato l’obiettivo del federalismo fiscale, che per logica dovrebbe seguire il federalismo ordinamentale, non certo precederlo».
Da segnalare, infine, la partecipazione al convegno del sindaco di Vibo Valentia, Nicola D’Agostino, che è intervenuto brevemente per porgere il saluto ufficiale dell’Amministrazione della città capoluogo.
edg

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