martedì 5 aprile 2011

Questo articolo non è un comunicato stampa ma un resoconto del giornalista Enrico De Girolamo relativo all'incontro che il procuratore capo di Vibo Valentia Mario Spagnuolo ha avuto oggi con gli studenti del Liceo scientifico G. Berto, tenutosi nella sala consiliare della Provincia su iniziativa dell'Istituto scolastico. La sua eventuale pubblicazione, quindi, è consentita soltanto a firma dell'autore.
 

di Enrico De Girolamo
«In America se hai commesso un delitto ma sei anche ricco e potente, quasi certamente la farai franca. Questa è una cultura che non ci appartiene, non appartiene al nostro sistema giudiziario che può contare su una Carta costituzionale eccezionale».
Davanti agli studenti del Liceo scientifico G. Berto, assiepati nella sala consiliare della Provincia, il procuratore capo di Vibo Valentia, Mario Spagnuolo (nella foto in basso a destra), non usa freddi tecnicismi giuridici per esprimere la propria opinione in merito a ipotesi di riforma che mettono in discussione l’impianto costituzionale in materia di giustizia. 
Ma fa esempi concreti: «Il caso di O. J. Simpson, il giocatore di football accusato negli Anni ’90 di aver ucciso la moglie e il suo amante,  è emblematico per capire il sistema giudiziario statunitense, che alcuni lodano e vorrebbero imitare nel nostro Paese - spiega il magistrato -. Molto noto e ricchissimo, O.J Simpson è riuscito a evitare la condanna, forse la pena di morte, grazie ai tanti soldi che ha potuto investire nella propria difesa, ricorrendo ad un famoso studio legale che ha prosciugato le sue sostanze ma lo ha fatto assolvere nonostante le prove schiaccianti. Nel nostro sistema, invece, non possono esistere imputati di serie A e di serie B, perché c’è l’articolo 3 della Costituzione, per il quale la legge è uguale per tutti».
Almeno in linea di principio. Ma questo per Spagnuolo è già tanto.
Gli studenti che lo ascoltano sono al termine di un percorso formativo sulla legalità promosso nell’ambito di un progetto scolastico. La coordinatrice dell’iniziativa, la docente e giornalista Stella Pagano, è visibilmente soddisfatta per la riuscita dell’incontro che chiude una serie molto interessante di seminari che hanno visto tra i relatori anche il prefetto di Vibo Valentia Luisa Latella e il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Calabria, Giuseppe Soluri. Oggi, invece, insieme al procuratore capo e al prefetto, ci sono il questore di Vibo Valentia Giuseppe Cucchiara, il comandante provinciale della Guardia di finanza Giuseppe Licari e il comandante della Capitaneria di porto Luigi Piccioli. Presenti anche il vice presidente della Provincia Giuseppe Barbuto e il sindaco della città capoluogo Nicola D’Agostino.
Ma è Spagnuolo che offre spunti di riflessione maggiori, grazie a una relazione dal taglio meno didattico che approfondisce criticità e punti di eccellenza del nostro sistema giudiziario.
«A fronte di circa 150mila abitanti, la Procura di Vibo Valentia tratta ogni anno circa 15mila casi giudiziari, 1 ogni 10 abitanti. Di questi ben 10mila riguardano procedimenti a carico di ignoti che nel 70-80 per cento dei casi vengono archiviati  - afferma -. Ciò dimostra che c’è un ricorso eccessivo al giudice penale. È su questo che bisognerebbe discutere in sede di riforma. Ma da sempre il Legislatore finisce per delegare al sistema penale la riduzione delle devianze, perché è più facile».
Infine, si concentra sul ruolo della magistratura «che non può essere considerata un’istituzione “neutra”, perché allora basterebbe affidare tutto a un computer. Il magistrato, invece, interpreta la legge e la sua deve essere un’interpretazione “costituzionalmente orientata”».
In altre parole, siamo al punto di partenza: la Costituzione.

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