martedì 7 settembre 2010

Provincia e Sovrintendenza insieme per promuovere la legalità nelle scuole attraverso un progetto che punta sulla tutela dei beni archeologici

La tutela dei beni archeologici e la storia di un territorio per coltivare nei giovani il rispetto delle regole e incrementare il senso civico delle nuove generazioni.
È questo l’obiettivo dell’iniziativa “Le(g)ali al Sud: un progetto per la legalità in ogni scuola”, promosso dall’Amministrazione provinciale di Vibo Valentia e dalla Sovrintendenza ai beni archeologici, presentata oggi nel corso di una conferenza stampa (foto) alla quale hanno preso parte il presidente della Provincia Francesco De Nisi, l’assessore alla Pubblica istruzione Maria Salvia e la direttrice del Museo Vito Capialbi di Vibo Valentia Maria Teresa Iannelli.
Attraverso questa forma di partenariato, i due Enti puntano a promuovere una massiccia adesione delle scuole vibonesi di ogni ordine e grado al progetto in questione, previsto dal Programma operativo nazionale (Pon) denominato “Convergenza e sviluppo” e finanziato con risorse del Fondo sociale europeo.
«Nei confronti degli istituti vibonesi ci poniamo come facilitatori, offrendo tutto il supporto necessario alle scuole che vorranno partecipare - ha spiegato l’assessore Salvia -. Grazie al coinvolgimento diretto del Museo Vito Capialbi di Vibo Valentia, i ragazzi potranno affrontare un percorso formativo di grande interesse, che punta alla riscoperta e alla tutela dei tesori archeologici custoditi da questo territorio, favorendo al contempo una maggiore conoscenza delle vicende storiche e, dunque, incrementando il senso di appartenenza dei ragazzi».

Un aspetto, quest’ultimo, sul quale ha insistito anche il presidente De Nisi, definendo le lacune culturali di molti giovani come un vero e proprio gap da riempire.

«Spesso i ragazzi concludono il ciclo scolastico senza conoscere la storia della propria terra e senza aver mai visitato un sito archeologico o un museo - ha affermato De Nisi -. Eppure la scuola è il luogo più adatto a diffondere questo sapere, indispensabile per delineare e consolidare la propria identità territoriale. L’importanza di questo progetto, dunque, è innanzitutto nella partnership con la Sovrintendenza, che ha gli strumenti operativi e culturali per facilitare questo processo di crescita nei ragazzi».

Sul ruolo della Sovrintendenza ai Beni archeologici è intervenuta anche la direttrice del museo, che lo ha definito «non soltanto un contenitore di reperti e opere d’arte, ma un luogo che fa cultura e didattica, che offre servizi alla comunità».
«In questa prospettiva - ha detto Iannelli - daremo ai ragazzi gli strumenti per indagare la storia del territorio e li guideremo con i nostri archeologi alla scoperta dell’identità dei luoghi e delle cose. Partecipare ad un progetto che punta a rafforzare l’idea di legalità tra alunni e studenti può sembrare di primo acchito che esuli dalle finalità della Sovrintendenza. Ma non è così, perché la tutela e la conoscenza dei beni archeologici è intimamente connessa con il rispetto delle regole e l’educazione civica».

Nello specifico, come si legge nella relazione introduttiva del progetto, attraverso questa iniziativa si punta a stimolare nei giovani una conoscenza più approfondita delle attività museali, passando per la ricerca (studi bibliografici, scavi archeologici, indagini di superficie), le tecniche di restauro e conservazione, fino alla fruizione intesa come utilizzo compatibile e informato del bene archeologico. Grazie a questo percorso formativo sul campo si punta a stimolare negli studenti l’orgoglio di appartenenza ad una comunità che riconosce le sue origini, le sue tradizioni e la sua identità.
È questa la premessa, infatti, su cui innestare le finalità specifiche del progetto: educazione alla legalità e alla cittadinanza; rispetto e tutela dell’ambiente, inteso nella sua accezione più ampia, che comprende non soltanto le risorse naturali, ma anche le testimonianze culturali del passato.
edg

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